Non mi fermo più. Continuo oggi, con il quarto post, il
"racconto" delle esperienze e degli incontri che mi hanno portato, e
aiutato, a realizzare la mia aspirazione: diventare chef...
Dopo poco tempo dalla gita turistica sulla Zaca sbarcai in Italia e ritornai a Villa la Lodola, per una breve visita alla mia famiglia prima di preparare le valigie per New York. Avevo sempre pensato che mi servisse un’esperienza di lavoro all’estero per completare la mia formazione come chef e per imparare meglio la lingua inglese. Mi ero perciò procurato un contatto con un ristorante, ma prima della partenza, quell’autunno, mi aspettava la festa di matrimonio di mio cugino. Anche in quell’occasione ero ai fornelli.
Preferisco essere da solo in cucina perchè mi concentro meglio. Così quel giorno avevo “sfrattato” tutti dalla cucina della Lodola, per lavorare con serenità e senza distrazioni; quando una ragazza dai capelli biondi entrò dicendo: “Ciao sono Manuela”.
E io risposi: “Ciao, sono Carlo” E lei: “Posso stare qui e aiutarti?”.
Le ho risposto di sì e le ho chiesto di grattugiare la zucca. Avrei dovuto rispondere di no, ma come potevo rifiutare l’aiuto di una così bella “topa”? Manuela era stata invitata da mia sorella Anna che l’aveva incontrata a Firenze, all’università, una settimana prima. Lei però non conosceva nessuno alla Villa, a parte mia sorella, e scelse la cucina per nascondere l’imbarazzo. Non parlammo molto in quell’occasione perchè appunto, stavo cucinando, ma qualcosa scattò, e partii per gli Stati Uniti con il dolce ricordo di quell’incontro speciale.
Se avete letto le mie ricette e i consigli sui vini in abbinamento ai piatti, sapete già com è andato a finire quest'incontro speciale, ma...
Arrivai a New York e mi sistemai ospite in una casa in vendita, di cui conoscevo i proprietari. Avevano organizzato un “garage sale” così ogni giorno tantissime persone venivano per trovare mobili o altro da comprare come usato. Io, in cambio dell’ospitalità, mi occupavo di tenere apero così proposi ai proprietari di creare un angolo gastronomico multifunzionale all’interno del garage.
Se avete letto le mie ricette e i consigli sui vini in abbinamento ai piatti, sapete già com è andato a finire quest'incontro speciale, ma...
Arrivai a New York e mi sistemai ospite in una casa in vendita, di cui conoscevo i proprietari. Avevano organizzato un “garage sale” così ogni giorno tantissime persone venivano per trovare mobili o altro da comprare come usato. Io, in cambio dell’ospitalità, mi occupavo di tenere apero così proposi ai proprietari di creare un angolo gastronomico multifunzionale all’interno del garage.
Ricordo che l’insegna recitava: “TikiBar, italian chef gourmet”; lì vendevo salse italiane in barattoli autoprodotte e preparavo piccoli assaggi per chi comprava la mobilia.
Ma avevo creato anche dei menù italiani per essere chiamato come chef a domicilio o per corsi di cucina. Passai così tre mesi a New York, ma non era l’esperienza di lavoro che avevo immaginato, molto divertente sì, ottima per affinare la lingua inglese, ma riguardo alla cucina non era ciò che speravo. Anche se è stata un’esperienza utile perchè ho capito quanto la cucina italiana sia un valore all’estero e in America in particolare. La nostra manualità nel preparare piatti unici ha un fascino incredibile, spesso noi lo diamo per scontato. Quando ero ancora a New York e l’inverno era quasi finito, il comandante Bruno Dal Piaz mi richiamò per offrirmi il posto di chef della Zaca e accettai ben contento. Decisi di passare l’ultima settimana a Miami, Palm Beach, per una “vacanza americana all’italiana”.
To be Continued...
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