28 novembre 2013

Ricetta: FONDENTE AL GORGONZOLA

A prima vista può sembrare un soufflé ma si differenzia per la preparazione in quanto gli ingredienti vengono amalgamati tutti insieme; invece nel classico soufflé gli albumi sono montati a parte e successivamente uniti al composto.  Per questo preferisco chiamarlo “Fondente” perchè conserva un cuore caldo e cremoso. Fuori è soffice come un soufflé ma quando lo si apre con la forchetta il cuore di gorgonzola è ancora morbido. Il sapore è delicato.




PREPARAZIONE della RICETTA:


Per prima cosa preparate gli stampini di alluminio, imburrateli e cospargeteli con un velo di farina.


Poi sciogliete il burro in una casseruola a fuoco moderato, avendo cura di non farlo bruciare, e aggiungete la farina, amalgamate e fate cuocere per circa 3 minuti, sempre girando fino a che non raddoppia il suo volume.
Unite il gorgonzola e sciogliete il formaggio a fiamma moderata. Fate attenzione a questo passaggio, il composto che state preparando sarà pronto quando vedrete che comincia a attacarsi sul fondo della casseruola. 



Toglietelo dal fuoco e unite uova, panna e basilico. Amalgamate il tutto sbattendo con una frusta fino a che non diventerà cremoso.
Versate la crema negli stampini preparati, riempiteli fino ai 3/4, ricordate di lasciare lo spazio per l’aumento di volume in forno. Potete anche conservarli in frigo per 2 giorni e cuocere all’occorrenza. 


Altrimenti infornate a 160°C per 10 minuti.
Quando il Fondente al Gorgonzola avrà aumentato il suo volume e prenderà un leggero colore dorato, toglietelo dal forno, dovete prestare attenzione a questo passaggio. Liberate il soufflé dallo stampino in modo delicato o potrebbe abbassarsi e perderete il vostro lavoro.

Il Consiglio dello Chef Carlo: impiattate il Fondente con mostarda di pomodori verdi e una foglia di basilico. La mostrarda di pomodori verdi è in commercio, la trovate di produzioni biologiche di qualità. Anche questo è un piatto che va servito caldo perchè deve risultare soffice fuori e cremoso dentro. 



Carlo Porcu Chef
Provate la mia ricetta, aspetto i vostri commenti!



Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....

Vino in abbinamento: visto che il gorgonzola non è un formaggio tipico toscano possiamo permetterci di spaziare anche con il vino. L’abbinamento in questo caso sarà con un ottimo Merlot del Friuli, un Vistorta, Conte Brandolini d’Adda. E’ un vino erbaceo con una piacevole acidità che renderà il piatto completo.


21 novembre 2013

Ricetta: MINESTRA di CECI, FAGIOLI e PORCINI

E’ un piatto tradizionale e tipico della stagione autunnale in quanto ci sono i fagioli e i porcini. E’ una ricetta che si sposa alla perfezione con l’olio nuovo perchè la minestra ha un gusto delicato e il nostro palato riesce a apprezzare l’olio extravergine toscano del frantoio con il suo leggero pizzicore, caratteristica che lo contraddistingue come olio nuovo. Come ho più volte detto, per preparare ottimi piatti è necessario lasciarsi guidare dagli ingredienti di stagione. I fagioli che abbiamo raccolto e lasciato a seccare fino alla fine dell’estate vengono ora utilizzati per preparare le minestre che riscaldano l’autunno.






PREPARAZIONE della RICETTA:


Mettete in ammollo i fagioli e i ceci la sera prima e lasciate a ammorbidire per l’intera notte. Al mattino toglieteli dall’acqua e mettete i fagioli e i ceci a cuocere in due pentole separate con abbondante acqua già salata, un capo d’aglio in ciascuna pentola e qualche foglia di salvia. Il tempo di cottura è di circa 30-40 minuti, può variare leggermente, ma basta assaggiare per essere certi. Il fagiolo in bocca deve risultare cremoso, mentre i ceci saranno sempre croccanti ma soffici nel loro incontro con il palato. Quando l’acqua sarà a ebollizione, abbassate la fiamma e continuate la cottura così; in particolare i fagioli devono bollire piano, piano, altrimenti si sfalderanno. 


 
Nel frattempo versate i funghi secchi in una terrina con un po' d'acqua e mettetela sul fuoco in modo che si scaldi ma senza arrivare a ebollizione, quindi per circa 10/15 minuti. Il fungo con il calore riprende le sue proprietà organolettiche e potremo usare l’acqua di cottura nella nostra ricetta, dopo averla filtrata dalle impurità terrose che il fungo sempre trattiene. Ricordate: quando toglierete i funghi dal fuoco fateli raffreddare senza smuovere l’acqua, solo così le impurità si depositeranno sul fondo e quando andrete a togliere i funghi sarete certi che quelli a galla sono puliti. 


Passate a preparare i pomodori; incideteli superficialmente e sbollentateli in acqua calda per 30secondi circa, scolateli e sbucciateli. A questo punto tritate la cipolla con i due spicchi d’aglio e i funghi, saltate il tutto con olio in un tegame in modo che prenda sapore. Unitevi i pelati a pezzi, la salvia, il rosmarino e se vi piace il piccante, 1 peperoncino piccolo. 


Infine aggiungete i fagioli e i ceci perchè s’insaporiscano. Per evitare che diventi troppo denso, unite anche una parte d'acqua di cottura dei fagioli o dei funghi, ma non quella dei ceci. Scegliere la giusta proporzione dell’acqua da aggiungere è una questione di occhio e d'esperienza, ma ricordate che la farinosità dei fagioli e dei ceci renderanno la minestra molto corposa. La proporzione dipende anche dai vostri gusti, è possibile preparare una minestra cremosa in cui è presente meno acqua e una più liquida a cui aggiungere la rottura della pasta fresca all’uovo, come pasta in brodo. La rottura assorbirà parte dell’acqua presente. In cucina è essenziale imparare a utilizzare tutto, molti piatti della tradizione toscana sono fatti, da sempre, proprio per questo motivo, si tratta di una tradizione contadina dove gli sprechi non erano ammessi. 


 Dopo aver cotto il tutto per mezz’ora, prendete il passaverdura a grana fine e realizzate la vostra minestra. Impiattate con un filo d’olio exravergine d’oliva toscano, se vi piace quello nuovo, e un ramoscello di rosmarino a decorazione. 



Carlo Porcu Chef 

Provate la mia ricetta, aspetto i vostri commenti!  

E se volete potete condividere le foto delle vostre creazioni gastronomiche qui, inviandole a me via email o sui miei social. 


Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....
 


VINO IN ABBINAMENTO: Per questa ricetta vi consiglio un Sangiovese R09 della cantina Conte Rossi di Montelera, Fattoria Torre a Cona. E’ un vino rosso secco e allo stesso tempo corposo che a ogni sorso preparerà il vostro palato per un nuovo assaggio della deliziosa minestra di ceci e fagioli con porcini. 

19 novembre 2013

Da Milano all'Osteria della Lodola ... Carlo's Lifestyle #6

Uno dei motivi che mi hanno spinto a aprire il blog è stato provare a raccontarmi attraverso le esperienze e gli incontri che mi hanno aiutato a realizzare la mia aspirazione: diventare chef...oggi vi parlo della mia esperienza come chef a Milano e del mio ritorno in Toscana per aprire l'Osteria della Lodola.

Dopo aver abbandonato la vita in barca a vela, ho passato alcuni mesi a Villa la Lodola mentre cercavo un lavoro come chef a Milano. Il mio obiettivo era essere più vicino possibile a Manuela e dopo tanta ricerca l’occasione perfetta si è presentata. Mi hanno offerto di gestire l’apertura di un ristorante fuori dall’ordinario. 


Era infatti un progetto nel progetto. Una struttura di tre piani con l’obiettivo di valorizzare i prodotti d’eccellenza italiani, al piano interrato c’era una cantina con taverna che offriva piatti della tradizione, carne alla griglia e un mercato di prodotti tipici italiani. Al piano strada c’era la ristorazione veloce con pranzi a buffet per chi lavorava nella zona, e al primo piano il ristorante di alta cucina che offriva piatti con ingredienti biologici e d’eccellenza, solo made in Italy. Era davvero una gran bella opportunità, stimolante e all’avanguardia. Oggi l’attenzione al biologico e ai prodotti doc è maggiore, siamo tutti più consapevoli dell’importanza della qualità dei nostri prodotti italiani, sia chi lavora nel settore sia i consumatori. Ma nel 2003 non era ancora così. Mi sono ritrovato a seguire e gestire un team di otto persone che doveva cucinare per i tre piani. 
L’avviamento è stato un’esperienza importante ma anche estremamente stressante, e mi ha impegnato per un anno, impegnato al punto che non riuscivo a trovare il tempo di vedere Manuela, ora che le ero più vicino. Così alla fine ho lasciato Milano e sono tornato in Toscana. 


Villa la Lodola era ormai diventata Relais e B&B di Charme ma c’era ancora la possibilità di sistemare la cucina dove pasticciavo le torte da piccolo e ricavare un’Osteria. Ci ho pensato molto, per un periodo ho ricominciato a fare lo chef a domicilio per cene e cerimonie, ma alla fine ho deciso che quella, l’Osteria della Lodola, poteva essere il giusto equilibrio. 


Un locale semplice e autentico, com è la vita in barca, ma dove dare libero sfogo alla mia esperienza di chef e creare ottimi piatti, con la pretesa, perdonatemi, di offrire una cucina di alta qualità, com è stata la parentesi milanese. 

Così nel 2005 è nata l’Osteria della Lodola, Manuela mi ha sostenuto nella mia scelta e si è trasferita in Toscana, è diventata mia moglie e oggi siamo i genitori di una bellissima bambina: Anita.

14 novembre 2013

Ricetta: CANTUCCI ALLE MANDORLE

Sono i biscotti tipici della Toscana, semplici, croccanti, si conservano per giorni e sono ottimi sia a colazione che come fine pasto insieme a un buon vinsanto. I Cantucci fatti in casa sono una tradizione, quelli originali sono alle mandorle ma ne esistono alcune varianti, ad esempio con le gocce di cioccolato. Quella che vi propongo è la ricetta classica tipica toscana a cui ho aggiunto dei piccoli accorgimenti personali. Nella mia Osteria della Lodola lì servo come dessert insieme a un bicchiere di ottimo vinsanto locale, i due sapori si sposano e regalano un fine pasto eccellente.


PREPARAZIONE della RICETTA:


Se avete una planetaria potete utilizzare quella, altrimenti pocedete a mano. Unite nella planetaria le uova, lo zucchero, il lievito e la farina e lavorate il composto per pochi minuti. 

Se invece non avete la macchina impastatrice mettete la farina, il lievito, le uova e lo zucchero in una ciotola capiente e con un mestolo di legno fate assorbire all’uovo la farina e lo zucchero. Sia che stiate utilizzando la planetaria, sia che abbiate deciso d’impastare a mano vi consiglio di lasciare il composto morbido. Fermatevi quando tutti gli ingredienti saranno amalgamati, con le dosi che vi ho suggerito resterà più liquido del solito e sarà più difficile da stendere nelle teglie, ma l’impasto più morbido permetterà alla pasta di lievitare meglio e i biscotti risulteranno più friabili.  (Potete vedere la consistenza dell'impasto nella foto)


A questo punto, quando avete amalgamato uova, zucchero, farina e lievito aggiungete le mandorle intere. 
Il Consiglio dello Chef Carlo Porcu: vi suggerisco di non spezzettarle prima, è un lavoro doppio e a mio parere inutile. Quando andrete a tagliare le lingue di pasta, dopo averli infornati, taglierete anche le mandorle e se le lasciate intere la sezione che s’intravede dai biscotti sarà più bella e soprattutto non rischiate di avere una sproporzione fra pasta e mandorle in alcuni cantucci rispetto ad altri. Seguendo le mie dosi la proporzione tra mandorle e pasta vi sembrerà alta, ma visto che i cantucci sono biscotti semplici se risultano anche scarsi di mandorle perdono gran parte del gusto. 
 
Togliete l’impasto dalla planetaria ( o dalla ciotola) aiutandovi con un pò di farina per staccarlo e rovesciatelo su un piano precedentemente infarinato. Con una spatola sezionate la pasta e con gesti veloci, in modo che non si attacchi troppo, realizzate le lingue d’impasto della lunghezza della vostra teglia da forno. 


Quando li adagerete sulla teglia foderata con carta da forno, noterete che tenderanno ad allargarsi, come se si squagliassero, lasciate quindi abbastanza spazio fra una lingua e l’altra e ricordate che dovranno lievitare. Con un impasto più morbido del solito come quello per i cantucci, è normale che la pasta si allarghi e si assesti nella teglia.
Infornate in forno preriscaldato a 170°C-180°C per circa 20 minuti (la temperatura può variare a seconda del forno, meglio se è ventilato). 


Sfornate e tagliate le lingue di pasta, dopodichè disponete i biscotti nella teglia cercando di lasciare un pò di spazio fra uno e l’altro in modo che possano cuocere meglio, e infornate per altri 20 minuti a una temperatura di 120°C. Infine sfornate di nuovo e lasciate raffreddare. Quando saranno freddi potete conservarli in un contenitore ermetico, non importa che sia di vetro o plastica, l’essenziale è che non passi aria. E quando vi svegliate di notte in preda a un attacco di fame, come a volte capita, posso testimoniare, ricordate di richiudere il barattolo dei cantucci o il vostro lavoro andrà perso insieme alla friabilità del biscotto.
 

Carlo Porcu Chef 

Provate la mia ricetta, aspetto i vostri commenti!  

E se volete potete condividere le foto delle vostre creazioni gastronomiche qui, inviandole a me via email o sui miei social. 




Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....
  

L'abbinamento con questa ricetta è scontato i cantucci si gustano insieme al vinsanto, io vi consiglio quello della cantina Fattoria Santa Vittoria o quello del Chianti Classico San Felice. E’ usanza inzuppare il biscotto ma data l’elevata qualità del Vinsanto Santa Vittoria vi suggerisco di assaporarli separatamente, un morso al biscotto e un sorso di vinsanto. Se invece conoscete un contadino che lo produce in casa... avete una gran fortuna e valorizzerà la vostra ricetta. 

12 novembre 2013

Amore e Zaca ... Carlo's Lifestyle #5

Uno dei motivi che mi hanno spinto a aprire il blog è stato provare a raccontarmi attraverso le esperienze e gli incontri che mi hanno aiutato a realizzare la mia aspirazione: diventare chef...oggi vi parlo della mia esperienza come chef di bordo della Zaca.

Mi sono imbarcato per la terza stagione di fila. Il Parsifal era una bella barca a vela ma devo ammettere che l’esperienza sulla Zaca è stata molto intensa. Quaranta metri di veliero con quasi un secolo di mare alle spalle, è stata costruita nel 1929. Tanti gli ospiti di rilievo che sono stati a bordo e per cui ho cucinato, tra cui ricordo anche i Principi di Savoia e il Re di Spagna Juan Carlos, i principi Ruspoli e i conti d’Amelio. 


La vita di mare era fatta su misura per me e per la mia voglia di viaggiare. Ma in quell’anno, era il giugno del 2002, chiesi una licenza per una festa che si tenne a Villa la Lodola e a cui la mia famiglia voleva che partecipassi. Sbarcai e presi il treno fino alla stazione più vicina a Foiano che riuscivo a raggiungere, ovvero Sinalunga. Mi aspettavo di trovare al treno mio fratello Paolo o mio padre, invece c’era Manuela. Fu una bellissima sorpresa. Anna e Manuela erano ormai grandi amiche e spesso lei dormiva ospite di mia sorella nella casa di Firenze, in quello che era stata la mia camera quando studiavo per diventare chef alla scuola alberghiera.
Quella fu una festa davvero speciale. Io e Manuela siamo rimasti svegli per tutta la notte a parlare, a recuperare il tempo che avevamo perso dalla prima volta in cui c’eravamo conosciuti e poi separati. A malincuore, il giorno dopo, finita la mia licenza, ho ripreso il treno per tornare alla barca. E per il resto dei mesi estivi ho pensato a lei, ma non ci siamo sentiti neanche una volta. 


A ottobre di quell’anno, quando la stagione sulla Zaca era alla fine, l’ho invitata a venire a Monte-Carlo per una piccola vacanza. In realtà era solo un trasferimento da Monte-Carlo a Cannes per prendere il Parsifal, navigare fino a Punta Ala e portarla al rimessaggio invernale. Manuela ha accettato ma, nel fare il biglietto, ha sbagliato treno, così si è fermata a Ventimiglia dove sono andato a prenderla chiedendo in prestito la macchina al barista del porto di Monte Carlo, Fontvieille. Questa piccola disavventura è ormai un diventente aneddoto del nostro primo appuntamento.


Quella sera abbiamo dormito sulla Zaca e il giorno dopo siamo partiti per Cannes, dove abbiamo trovato il Parsifal a aspettarci. Ma le piccole disavventure da “primo appuntamento” non erano finite lì. Poco dopo aver lasciato Cannes il mare ha iniziato a fare i capricci e mi sono ritrovato al timone mentre tutti gli altri, compresa Manuela, soffrivano il mal di mare. Ho passato l’intera notte al comando della barca per raggiungere Punta Ala. 

Visto che l’appuntamento non era andato proprio come avevo sperato, Manuela si è fermata ancora per due giorni a Firenze con me e poi è tornata a Parma.
Da quel momento è iniziata la nostra storia a distanza. La stagione in barca era finita ma un’altra mi aspettava dopo l’inverno. Durante la seconda stagione sulla Zaca, la nostra storia è continuata, ci vedevamo nei porti in cui attraccavo. La prima volta fu a Porto Santo Stefano, Manuela mi fece una sorpresa e venne a trovarmi, fui molto felice. Finita la seconda stagione estiva scelsi Manuela e abbandonai il mare.
Così sono tornato a cucinare sulla terra ferma.

To be Continued...

7 novembre 2013

Ricetta: RISOTTO ai PORCINI e VINO ROSSO DI MONTALCINO con cestino di parmigiano

Per questa ricetta scegliete un vino rosso corposo, io ho scelto quello di Montalcino perchè è un ottimo vino locale ma non è essenziale che sia un Montalcino, potete sostituirlo con un rosso corposo delle vostre zone. Il cestino di parmigiano che realizzeremo per impiattare la ricetta non è solo un elemento estetico, il gusto del parmigiano contrasta e esalta quello dei porcini. Scegliete con cura i funghi, sono l’essenza del piatto.






 

PREPARAZIONE della RICETTA:


Iniziate preparando i cestini di parmigiano. Mettete al fuoco una padella antiaderente di circa 20 cm di diametro, quando sarà ben calda spargete sul fondo il parmigiano grattugiato. Fatelo cuocere a fiamma viva fino a che non formerà una crosta croccante, dopodichè togliete la padella dal fuoco e aiutandovi con una spatola (meglio se è di gomma per evitare di graffiare la padella ma assicuratevi che sia resistente al calore oppure scegliete un cucchiaio piatto di legno) giratela e iniziate a staccare i bordi del formaggio. Afferate un bordo e tirate in maniera costante fino a staccare la crosta dal fondo antiaderente e adagiatela su una tazza rovesciata che servirà a dare la forma al cestino. Aspettate che il formaggio si raffreddi e girate, il cestino di parmigiano è pronto. Per non avere inconvenienti usate una padella antiaderente di buona qualità.


Tritate la cipolla finemente (nel piccolo video di seguito vi mostro come potete tagliare la cipolla finemente e velocemente) 


e aggiungete al trito lo spicchio di aglio tagliato.
In una casseruola soffriggete con un filo d’olio la cipolla e l’aglio e quando avranno preso colore, aggiungete il riso e i funghi porcini precedentemente tagliati a fette.
Rimestate il tutto e lasciate che il riso prenda sapore per circa 2 o 3 minuti, state attenti che non si attacchi al fondo della casseruola. A questo punto sfumate con il vino rosso di Montalcino o dell’etichetta che avete scelto. Aspettate che l’alcool evapori, per esserne certi annusate il vapore, non ce ne sarà più quando sentite che le narici non pizzicano. 

Il consiglio dello Chef Carlo Porcu: il brodo è importante nel risotto ma negli anni, sperimentando, sono arrivato alla conclusione che se si scelgono dei funghi porcini ottimi, di stagione, freschi e locali - ovvero raccolti nel bosco e cucinati nel giro di un paio di giorni - si può usare l’acqua al posto del brodo. Il risotto risulterà meno corposo rispetto a una ricetta con il brodo ma il profumo e il gusto dei porcini sarà esaltato. Il brodo, vegetale e/o di carne, assopisce le proprietà organolettiche del fungo.


Se avete scelto di utilizzare il brodo vegetale o di carne, iniziate ad aggiungere un ramaiolo di brodo alla volta. Vi consiglio di procedere un poco alla volta perchè se ne aggiungete troppo e il brodo non evapora a sufficienza durante la cottura del riso, il vostro piatto risulterà troppo liquido. Se scegliete di seguire il mio consiglio, aggiungete al posto del brodo, l’acqua - sempre un ramaiolo per volta - e non siate parchi con i funghi. Per la cottura del riso serviranno dai 15 ai 20 minuti dipende dalla qualità che avete selzionato per la ricetta. Io preferisco che resti al dente, il riso non deve essere troppo morbido così come accade per i primi piatti di pasta, e i chicchi devono restare ben separati, integri e croccanti. Per quanto mi riguarda utilizzo il Carnaroli. A cottura ultimata, aggiustate di sale e togliete la casseruola dal fuoco, a questo punto unite il burro e il prezzemolo tagliato fine e mantecate. Al posto del prezzemolo potete utilizzare la nepitella, erba che si trova nel sottobosco e che si sposa meglio con i funghi. Ha un sapore simile alla menta perciò in assenza di nepitella potete sostituirla con la menta.
Il risotto così ottenuto, con questo tipo di mantecatura, deve risultare cremoso o come si dice tecnicamente “all’onda”. Per fare una riprova potete smuovere la casseruola, il risotto formerà delle onde.



Infine impiattate il riso all’interno del cestino, il formaggio è molto delicato perciò fate attenzione o si sgretolerà con il calore del riso. Il piatto va servito immediatamente. 






Carlo Porcu Chef
Provate la mia ricetta, aspetto i vostri commenti! 

 E se volete potete condividere le foto delle vostre creazioni gastronomiche qui, inviandole a me via email o sui miei social. 



Quando arrivate all'Osteria della Lodola è mia moglie che vi accoglie e vi guida nella scelta dei piatti e del vino, perciò, anche qui, lascio la parola a lei....


Per questo primo piatto vi consiglio di abbinare il vino rosso corposo che avete scelto per la preparazione della ricetta.

5 novembre 2013

Un incontro speciale e gli USA ... Carlo's Lifestyle #4

Non mi fermo più. Continuo oggi, con il quarto post, il "racconto" delle esperienze e degli incontri che mi hanno portato, e aiutato, a realizzare la mia aspirazione: diventare chef...


Dopo poco tempo dalla gita turistica sulla Zaca sbarcai in Italia e ritornai a Villa la Lodola, per una breve visita alla mia famiglia prima di preparare le valigie per New York. Avevo sempre pensato che mi servisse un’esperienza di lavoro all’estero per completare la mia formazione come chef e per imparare meglio la lingua inglese. Mi ero perciò procurato un contatto con un ristorante, ma prima della partenza, quell’autunno, mi aspettava la festa di matrimonio di mio cugino. Anche in quell’occasione ero ai fornelli. 


Preferisco essere da solo in cucina perchè mi concentro meglio. Così quel giorno avevo “sfrattato” tutti dalla cucina della Lodola, per lavorare con serenità e senza distrazioni; quando una ragazza dai capelli biondi entrò dicendo: “Ciao sono Manuela”. 

E io risposi: “Ciao, sono Carlo” E lei: “Posso stare qui e aiutarti?”.
Le ho risposto di sì e le ho chiesto di grattugiare la zucca. Avrei dovuto rispondere di no, ma come potevo rifiutare l’aiuto di una così bella “topa”? Manuela era stata invitata da mia sorella Anna che l’aveva incontrata a Firenze, all’università, una settimana prima. Lei però non conosceva nessuno alla Villa, a parte mia sorella, e scelse la cucina per nascondere l’imbarazzo. Non parlammo molto in quell’occasione perchè appunto, stavo cucinando, ma qualcosa scattò, e partii per gli Stati Uniti con il dolce ricordo di quell’incontro speciale. 
Se avete letto le mie ricette e i consigli sui vini in abbinamento ai piatti, sapete già com è andato a finire quest'incontro speciale, ma...
Arrivai a New York e mi sistemai ospite in una casa in vendita, di cui conoscevo i proprietari. Avevano organizzato un “garage sale” così ogni giorno tantissime persone venivano per trovare mobili o altro da comprare come usato. Io, in cambio dell’ospitalità, mi occupavo di tenere apero così proposi ai proprietari di creare un angolo gastronomico multifunzionale all’interno del garage. 
Ricordo che l’insegna recitava: “TikiBar, italian chef gourmet”; lì vendevo salse italiane in barattoli autoprodotte e preparavo piccoli assaggi per chi comprava la mobilia. 
Ma avevo creato anche dei menù italiani per essere chiamato come chef a domicilio o per corsi di cucina. Passai così tre mesi a New York, ma non era l’esperienza di lavoro che avevo immaginato, molto divertente sì, ottima per affinare la lingua inglese, ma riguardo alla cucina non era ciò che speravo. Anche se è stata un’esperienza utile perchè ho capito quanto la cucina italiana sia un valore all’estero e in America in particolare. La nostra manualità nel preparare piatti unici ha un fascino incredibile, spesso noi lo diamo per scontato. Quando ero ancora a New York e l’inverno era quasi finito, il comandante Bruno Dal Piaz mi richiamò per offrirmi il posto di chef della Zaca e accettai ben contento. Decisi di passare l’ultima settimana a Miami, Palm Beach, per una “vacanza americana all’italiana”.

To be Continued...